Progetto Odeon per il tumore al seno: nuove frontiere nella cura

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Terapie innovative per il tumore al seno

Progetto Odeon per il tumore al seno: nella cura dei tumori al seno, all’intervento chirurgico si affiancano oggi altre terapie di tipo sistemico, e questo ha contribuito in maniera notevole a migliorare gli indici di sopravvivenza e di guarigione. Può accadere però che le terapie aggiuntive siano adottate in modo troppo automatico, cioè senza valutare gli effettivi benefici in rapporto alle condizioni delle pazienti.

Verso trattamenti più personalizzati

Difatti, le recenti tendenze della radioterapia e della chirurgia suggeriscono di togliere o di ridurre il trattamento quando non è strettamente necessario.
In questa direzione si muove anche il progetto di ricerca Odeon dell’Istituto di Candiolo – IRCCS, finanziato con i fondi del 5×1000 destinati alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.

Pazienti in fase precoce

Professoressa Marchiò, a quali pazienti oncologiche è mirato il progetto Odeon?

Il progetto Odeon è dedicato alle pazienti affette da tumore della mammella in cosiddetta fase precoce. Quindi sono proprio le pazienti che noi miriamo a operare e poi a trattare con delle terapie cosiddette adiuvanti.

Però sono pazienti già relativamente a buona prognosi, perché riusciamo subito a intervenire con un’azione chirurgica.

Un approccio multidisciplinare

Il progetto, nello spirito dell’Istituto di Candiolo – IRCCS, è multidisciplinare.

Ci teniamo tantissimo a questo concetto, perché fondamentalmente è un lavoro di squadra. Quindi non esiste solo l’anatomopatologo – io sono anatomopatologa – ma c’è un’interfaccia continua con la chirurgia, con l’oncologia medica, con la radiologia e poi ovviamente con quella che noi chiamiamo la torre della ricerca, quindi coi numerosi laboratori che si dedicano allo studio, in fase preclinica, del tumore della mammella.

Il ruolo del laboratorio di anatomia patologica

Qual è in particolare il ruolo che compete al laboratorio di anatomia patologica e di patologia molecolare sperimentale che lei dirige?

Allora, il nostro ruolo sarà quello di dare il meglio di noi nell’ambito dell’analisi genomica. Siamo degli esperti di analisi di DNA e RNA direttamente estratti dai tessuti tumorali. Quindi noi abbiamo il diretto contatto col tessuto e con le cellule tumorali.

Negli anni abbiamo sviluppato una grandissima competenza in analisi cosiddetta d’ampio spettro, ad alta capacità, quindi molto complesse. Adesso, grazie all’acquisizione di un nuovo strumento, un nuovo sequenziatore, miriamo a essere anche più veloci in queste analisi e quindi a portare qualcosa in clinica che arriverebbe dopo settimane magari solo più in alcuni giorni.

Il lavoro con i radiologi

Che tipo di collaborazione avete con i radiologi?

Strettissima, perché condividiamo l’analisi delle immagini. Il radiologo vede un’immagine indiretta dei pazienti o degli organi dei pazienti. Noi abbiamo una visione diretta al microscopio, guardiamo le cellule in viso praticamente. Introdurremo delle cosiddette analisi di radiomica e patomica.

Radiomica e patomica: cosa sono?

Sono delle analisi molto complesse che mirano ad elaborare tantissimi dati che in realtà noi non vediamo con l’occhio umano, sia nelle immagini radiologiche sia nelle immagini nostre del microscopio. Ci faremo aiutare dall’intelligenza artificiale per estrapolare molti dati che adesso noi in realtà non consideriamo.

Un progetto triennale con impatto clinico

Quanto durerà il progetto Odeon?

Tre anni, perché abbiamo bisogno di avere una fase di arruolamento delle pazienti, una fase di raccolta dati, di analisi e poi di elaborazione del risultato.

Obiettivo finale: un test genomico innovativo

E l’obiettivo finale del progetto?

Portare qualcosa in clinica. Quindi spostare qualcosa dal bancone della nostra torre della ricerca per le nostre pazienti. In particolare, il mio laboratorio mirerà a portare in diagnostica un nuovo test genomico che permetterà di profilare anticipatamente ciò che sarebbe poi venuto dopo.

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