16/07/2024
Oggi è possibile offrire un trattamento sempre più mirato ai pazienti affetti da neoplasie urologiche, modulato sulle specifiche caratteristiche della malattia e del paziente stesso. Questo non vale solo per il trattamento medico, ma anche in chirurgia, in particolare quella urologica.
Grandi passi avanti sono stati fatti in questa direzione, in primis grazie all’introduzione della tecnologia robotica, avvenuta ormai oltre 20 anni fa, ma in continua evoluzione, che ha consentito al chirurgo di poter fruire di una visione del campo operatorio più dettagliata e di poter eseguire movimenti sempre più fini.
Tutto ciò ha come conseguenza la possibilità di effettuare interventi chirurgici molto precisi, con lo scopo di eliminare radicalmente, laddove possibile, la malattia, preservando al contempo le strutture anatomiche vicine e riducendo al minimo l’impatto sulla qualità di vita del paziente. Negli ultimi anni, nel solco di questa forte spinta tecnologica, sempre più importanza è stata data alla chirurgia guidata dalle immagini.
Ad esempio, partendo dalle immagini preoperatorie standard (TAC o Risonanza magnetica) è possibile ottenere modelli tridimensionali ad alta risoluzione che riproducono fedelmente l’anatomia del paziente. Questi modelli consentono al chirurgo una maggior comprensione dei dettagli anatomici rispetto alle immagini di TC o RM e quindi una pianificazione chirurgica più precisa e accurata.
Inoltre, essi stessi possono integrarsi all’interno della piattaforma robotica anche mediante la sovrapposizione delle immagini, consentendo la cosiddetta chirurgia guidata dalla realtà aumentata e fornendo al chirurgo una vera e propria guida intraoperatoria in tempo reale.
In questo scenario, il gruppo di ricerca urologico del Dipartimento di Oncologia dell’Università degli Studi di Torino, con sede all’Istituto di Candiolo – IRCCS e all’Ospedale San Luigi di Orbassano, diretto dal Professor Francesco Porpiglia, ha recentemente sviluppato una piattaforma digitale che consente al chirurgo di poter fruire dei modelli 3D del paziente in un ambiente virtuale tridimensionale e condiviso, grazie all’utilizzo di visori dedicati, aprendo le porte al metaverso in chirurgia urologica.
Dottor Enrico Checcucci, Specialista in Urologia, Coordinatore del Gruppo Interdisciplinare Cure Neoplasie Urologiche, Istituto di Candiolo – IRCCS
Nel metaverso, diversi chirurghi ed esperti possono incontrarsi nello stesso ambiente virtuale, grazie alla connessione internet ad alta velocità, ritrovando all’interno di una sala operatoria virtuale sia loro stessi, riprodotti come avatar, che il modello 3D del paziente.
Questa modalità di visualizzazione consente un’esperienza estremamente immersiva, permettendo ai chirurghi una vera e propria navigazione all’interno del modello 3D; ma soprattutto nel metaverso è possibile condividere le informazioni sul caso clinico, anche a distanza, tra diversi esperti con conseguente ottimizzazione della pianificazione chirurgica. Nel corso del 2023 i dati relativi ai primi 10 pazienti operati di nefrectomia parziale robotica, dopo pianificazione chirurgica nel metaverso, sono stati pubblicati su European Urology, rivista leader in campo urologico.
Successivamente la piattaforma è stata ulteriormente testata e implementata e a oggi, nelle sale operatorie dell’Istituto di Candiolo – IRCCS e dell’Ospedale San Luigi, oltre 30 pazienti si sono potuti giovare di un intervento chirurgico personalizzato e mirato, grazie a una accurata pianificazione chirurgica avvenuta nel metaverso e a una successiva navigazione intraoperatoria guidata dai modelli 3D.
L’equipe di ricercatori e clinici sta continuando la ricerca in questo ambito, al fine di migliorare la qualità delle ricostruzioni 3D grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di ottenere dei veri e propri gemelli digitali (digital-twin) dei pazienti, e al contempo implementare la fruibilità della piattaforma digitale.
Se pur non priva di ostacoli da superare in termini di cyber-security e privacy, l’introduzione del metaverso in ambito urologico ha grandi potenzialità. La possibilità di condivisione a distanza del caso clinico, con un così alto livello di precisione dei dettagli anatomici, consentirà al paziente di comprendere al meglio la patologia da cui è affetto e i dettagli dell’intervento, contemporaneamente per i chirurghi stessi si avrà una maggiore condivisione dell’esperienza, ottimizzando quindi la qualità dell’intervento verso una chirurgia sempre più digitale e di precisione.
Dottor Enrico Checcucci, Specialista in Urologia, Coordinatore del Gruppo Interdisciplinare Cure Neoplasie Urologiche, Istituto di Candiolo – IRCCS