17/12/2025

Il tumore dello stomaco rappresenta una delle principali cause di morte per cancro nel mondo. Infatti, nonostante i progressi della medicina, nella maggior parte dei casi viene diagnosticato in fase avanzata, quando le possibilità di cura sono molto limitate. Per questo motivo, la ricerca scientifica è costantemente impegnata a individuare nuove strategie terapeutiche, più efficaci e mirate.
Negli ultimi anni, in oncologia si è affermato un approccio innovativo: la medicina di precisione. Il suo obiettivo è semplice ma rivoluzionario — adattare il trattamento alle caratteristiche specifiche del tumore di ogni paziente. Poiché non tutti i tumori rispondono allo stesso modo ai farmaci, identificare chi può davvero beneficiare di una terapia permette di aumentarne l’efficacia, ridurre gli effetti avversi e migliorare la qualità di vita.
Uno dei bersagli molecolari studiati nell’ambito del tumore gastrico è la proteina EGFR, che favorisce la crescita delle cellule tumorali. In altri tipi di cancro, la sua inibizione ha dato buoni risultati, ma nel tumore dello stomaco gli studi clinici con farmaci anti-EGFR sono stati deludenti.
Per cercare di capire se EGFR potesse essere un bersaglio terapeutico nel tumore dello stomaco, il nostro gruppo di ricerca ha analizzato centinaia di campioni tumorali conservati nella biobanca dell’Istituto. Attraverso analisi genetiche e molecolari approfondite, abbiamo scoperto che esiste un sottogruppo di tumori caratterizzato da un numero molto elevato di copie del gene EGFR, che rispondono in modo particolarmente buono ai farmaci che ne inibiscono l’attività.
«È stato emozionante vedere come i dati molecolari trovassero conferma nella risposta clinica dei pazienti» commenta la prof.ssa Silvia Giordano, a capo del Laboratorio di Biologia Molecolare del Cancro.
Questo risultato ci ha mostrato che comprendere a fondo le caratteristiche genetiche dei tumori può davvero aprire nuove strade terapeutiche». Si tratta di un risultato importante, confermato anche nei pazienti, che apre nuove prospettive di cura per una parte di malati finora privi di opzioni efficaci.
In uno studio recente pubblicato su Cancer Research abbiamo individuato un secondo gruppo di pazienti potenzialmente sensibili ai farmaci anti-EGFR. I loro tumori producono elevate quantità di AREG ed EREG, due molecole che funzionano come attivatori naturali di EGFR, rendendo il recettore fondamentale per la sopravvivenza e la crescita delle cellule tumorali.
Quando questi fattori di crescita sono molto espressi, il recettore diventa vitale per le cellule tumorali e i farmaci anti-EGFR riescono a rallentare, e talvolta a bloccare, la crescita del tumore. Anche in questo caso, i risultati sperimentali sono stati confermati clinicamente.
«Queste scoperte sono frutto di un lungo lavoro di squadra, di un dialogo continuo tra laboratorio e clinica» sottolinea la dott.ssa Migliore, responsabile dello studio. «Oggi sappiamo che, grazie a una selezione accurata dei pazienti basata su indicatori molecolari affidabili, possiamo davvero identificare chi può beneficiare dei trattamenti anti-EGFR. Questo significa non solo aumentare le probabilità di successo, ma anche risparmiare ai pazienti inutili effetti avversi. È importante ricordare che, sebbene i nostri risultati siano stati confermati nei pazienti, serviranno studi clinici dedicati prima che possano tradursi in terapie approvate».
Il nostro obiettivo è quello di proseguire in questa direzione, ampliando le conoscenze sui meccanismi che regolano la risposta ai farmaci e identificando nuovi marcatori predittivi di risposta e/o resistenza ai farmaci. Offrire cure su misura, più efficaci e meglio tollerate, significa non solo migliorare i risultati clinici, ma anche dare una nuova speranza a chi affronta questa difficile malattia.
Prof.ssa Silvia Giordano, Dott.ssa Cristina Migliore e Dott.ssa Daniela Conticelli
Laboratorio di Biologia Molecolare del Cancro dell’Istituto di Candiolo – IRCCS e Dipartimento di Oncologia, Università degli Studi di Torino.