21/05/2025
30 anni di risultati nella ricerca anche grazie al 5X1000 – una ricercatrice dell’Istituto di Candiolo – IRCCS
All’Istituto di Candiolo – IRCCS, ogni giorno si lavora per trasformare le scoperte scientifiche in cure sempre più efficaci per i pazienti.
Oggi una persona su due guarisce grazie alla ricerca che viene portata avanti con passione e dedizione, e l’Istituto di Candiolo – IRCCS negli anni – l’Istituto è attivo dal 1996 – ha contribuito significativamente a questo progresso attraverso la ricerca, anche grazie al 5X1000.
Dai tumoroidi che replicano il cancro in laboratorio alle biopsie liquide, dai modelli sperimentali alle terapie mirate: questi i risultati più promettenti che stanno trasformando le scoperte scientifiche in cure sempre più efficaci per i pazienti.
Si parla di ricerca traslazionale, ovvero quel tipo di ricerca che collega direttamente ciò che si scopre in laboratorio con ciò che serve nella pratica clinica, al letto del paziente.
Con modelli sperimentali chiamati tumoroidi (piccole “repliche” del tumore create in laboratorio a partire da cellule reali), i ricercatori possono testare nuovi farmaci, capire come rispondono i diversi tipi di tumore e sviluppare terapie su misura.
Grazie alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, e ai suoi sostenitori che attraverso il 5X1000 e altre forme di donazione decidono quotidianamente di sostenerla, sono stati diversi i traguardi raggiunti e che oggi portano un beneficio concreto ai pazienti.
Ecco alcune delle principali patologie sulle quali i ricercatori dell’Istituto di Candiolo – IRCCS hanno lavorato in questi anni.
Il tumore del colon-retto è uno dei principali ambiti di studio dell’Istituto. Ecco due importanti risultati:
Si è scoperto che il 13% dei pazienti con tumore del colon-retto metastatico (cioè che si è già diffuso ad altri organi, come il fegato) presenta un’alterazione in una molecola chiamata HER2, finora studiata soprattutto nel tumore al seno.
Grazie alla biobanca Xenturion, che conserva 128 “mini-tumori” (organoidi) creati in laboratorio per rappresentare tutte le varianti conosciute del cancro al colon, i ricercatori hanno potuto testare nuovi trattamenti.
Questo ha portato allo studio clinico HERACLES, che ha dimostrato in pazienti col tumore del colon-retto l’efficacia di due farmaci (lapatinib e trastuzumab) già usati per il tumore al seno. Oggi questa cura è una realtà per i pazienti HER2-positivi.
Con il progetto CHRONOS, Candiolo ha guidato uno studio nazionale per utilizzare la biopsia liquida: un semplice esame del sangue che analizza il DNA del tumore presente in circolo.
Questo test permette di controllare l’andamento della malattia in tempo reale, evitare trattamenti inutili e scegliere il momento migliore per iniziare o sospendere una terapia. È oggi uno strumento sempre più diffuso per personalizzare le cure.
I ricercatori hanno isolato le cellule tumorali circolanti, cioè quelle che dal tumore primario viaggiano nel sangue e causano le metastasi. Da queste cellule sono stati creati modelli in laboratorio per capire come si comportano e come bloccarle.
Grazie a un ampio studio, è stato possibile individuare alcune caratteristiche comuni e dei “punti deboli” da colpire con nuovi farmaci, in particolare quelli mirati alle cellule staminali tumorali, responsabili della crescita e resistenza del cancro.
Queste ricerche stanno aprendo la strada a terapie mirate anche per altri tipi di tumore.
Dal 2019 sono stati sviluppati oltre 100 modelli sperimentali da tumori reali di pazienti. Questi hanno permesso di:
I tumori CUP sono forme rare e aggressive in cui si scoprono le metastasi ma non si riesce a capire da dove è partito il tumore. Per anni sono rimasti un mistero.
I ricercatori dell’Istituto hanno creato dei modelli in laboratorio, chiamati agnosfere, partendo da queste cellule misteriose. Le agnosfere imitano il comportamento del tumore reale: si moltiplicano velocemente e si diffondono con facilità.
È stato scoperto che queste cellule rispondono bene a farmaci che bloccano una determinata via di crescita (la via MEK). Il trial clinico AGNOSTOS ha dimostrato che oltre il 70% dei pazienti CUP potrebbe trarre beneficio da questa cura. Inoltre, Candiolo ha sviluppato un nuovo protocollo diagnostico per i CUP, presentato in una prestigiosa conferenza scientifica europea.