17/11/2025

Il PSA (Antigene Prostatico Specifico) è una proteina naturalmente prodotta dalla ghiandola prostatica. La sua funzione biologica principale consiste nel rendere più fluido il liquido seminale, ma in medicina viene utilizzato come indicatore per valutare la salute della prostata e individuare possibili anomalie.
In condizioni fisiologiche, nel sangue maschile circolano solo minime quantità di questa proteina. Quando i livelli aumentano in modo significativo, possono segnalare la presenza di disturbi prostatici, tra cui l’ipertrofia benigna, le infiammazioni o, nei casi più gravi, una neoplasia maligna.
Negli ultimi trent’anni, il dosaggio ematico del PSA è diventato uno degli strumenti più utilizzati per la diagnosi precoce del carcinoma prostatico, permettendo di identificare la malattia in fase iniziale quando le possibilità di successo terapeutico sono maggiori.
Il test consiste in un semplice prelievo di sangue venoso che misura la concentrazione dell’antigene prostatico nel circolo ematico. Normalmente viene analizzato il PSA totale, che include sia la frazione libera sia quella legata alle proteine plasmatiche.
La procedura non richiede preparazioni complesse, ma per garantire risultati attendibili è consigliabile seguire alcune precauzioni nelle 48 ore precedenti l’esame.
Prima del prelievo è opportuno astenersi da:
Queste attività possono causare un incremento temporaneo dei valori di PSA, falsando il risultato. Inoltre, procedure diagnostiche come l’esplorazione rettale o l’ecografia transrettale dovrebbero essere effettuate dopo il prelievo, poiché potrebbero influenzare la concentrazione della proteina.
Tradizionalmente, si considera normale un valore inferiore a 4 nanogrammi per millilitro (ng/mL). Tuttavia, questo parametro va sempre contestualizzato in base all’età del paziente: un livello di 4 ng/mL può essere accettabile per un settantenne, mentre risulterebbe sospetto in un cinquantenne.
Quando il PSA si colloca nella cosiddetta “zona grigia” (4-10 ng/mL), il medico può richiedere ulteriori approfondimenti, come il dosaggio del PSA libero. Questo parametro aiuta a distinguere se l’aumento sia riconducibile a una patologia neoplastica o a condizioni benigne.
Un aspetto fondamentale da comprendere è che il test del PSA da solo non può diagnosticare con certezza un cancro. Livelli elevati indicano soltanto la necessità di ulteriori indagini. La diagnosi definitiva di carcinoma prostatico si ottiene esclusivamente attraverso la biopsia ghiandolare.
Numerose condizioni non oncologiche possono determinare un innalzamento del PSA:
Anche situazioni quotidiane possono modificare temporaneamente la concentrazione di PSA:
Per questo motivo, di fronte a valori moderatamente alti, lo specialista può consigliare di ripetere l’esame dopo alcuni giorni, evitando nel frattempo i fattori interferenti, prima di procedere con esami più invasivi.
Va sottolineato che alcuni carcinomi prostatici iniziali, soprattutto le forme a crescita lenta o i sottotipi meno comuni, possono non provocare aumenti significativi del PSA. Per questo l’antigene prostatico rappresenta un indicatore importante ma non infallibile, da interpretare sempre nel contesto clinico complessivo del paziente.
Il carcinoma prostatico è tra le neoplasie più diffuse nella popolazione maschile e nelle fasi precoci raramente provoca sintomi evidenti. Un uomo può avere un tumore in stadio iniziale senza avvertire alcun disturbo, poiché i sintomi urinari caratteristici compaiono solitamente quando la massa raggiunge dimensioni maggiori o in stadi avanzati.
In questo scenario, il dosaggio periodico del PSA negli uomini a rischio permette di individuare sospetti di neoplasia quando ancora localizzata e potenzialmente guaribile, aumentando significativamente le possibilità di successo terapeutico.
La diffusione dello screening mediante PSA a partire dagli anni ’90 ha portato all’identificazione di un numero crescente di tumori prostatici in fase iniziale. Questo ha contribuito a migliorare drasticamente la prognosi: in Italia, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi raggiunge il 91%, una delle percentuali più elevate in ambito oncologico. Attualmente, oltre 485.000 uomini italiani vivono dopo una diagnosi di carcinoma prostatico.
Nonostante i benefici, l’utilizzo del PSA come test di screening universale rimane controverso tra gli esperti. Il principale limite è la scarsa specificità: circa due terzi degli uomini con PSA elevato non presentano un tumore maligno, ma vengono comunque sottoposti a biopsie e controlli ansiogeni non necessari.
Inoltre, il test può identificare tumori molto piccoli e a crescita estremamente lenta, che potrebbero non rappresentare mai una minaccia per la vita del paziente (overdiagnosi), esponendo alcuni uomini a trattamenti invasivi evitabili.
Per queste ragioni, le linee guida internazionali raccomandano un approccio individualizzato anziché uno screening indiscriminato. La decisione di eseguire il PSA dovrebbe essere presa caso per caso, attraverso un dialogo tra paziente e medico, valutando il rischio individuale (età, storia familiare, altri fattori) e bilanciando benefici e rischi potenziali del test.
In pratica, il PSA va utilizzato con criterio, concentrandosi sui soggetti che possono trarne maggior beneficio (ad esempio chi ha familiarità per neoplasie prostatiche) e sempre sotto la guida dello specialista urologo.
Il carcinoma prostatico rappresenta attualmente il tumore più frequente tra gli uomini italiani, con circa 40.000 nuovi casi diagnosticati annualmente. Nonostante l’ampia diffusione, la mortalità proporzionale rimane relativamente contenuta: la maggioranza dei pazienti sopravvive a lungo, soprattutto quando la diagnosi avviene in stadio precoce.
Sebbene non esistano strategie certe per azzerare il rischio di sviluppare un carcinoma prostatico, adottare abitudini salutari può contribuire a ridurre il rischio generale di neoplasie:
Si stima che fino al 40% dei tumori potrebbe essere prevenuto eliminando i fattori di rischio modificabili legati allo stile di vita.
Gli uomini sopra una certa età o con fattori di rischio dovrebbero discutere con il proprio medico l’opportunità di effettuare controlli periodici (visita urologica con esplorazione rettale e dosaggio del PSA) per intercettare eventuali neoplasie in fase iniziale.
Negli ultimi anni, le opzioni terapeutiche per il carcinoma della prostata hanno fatto progressi notevoli, con trattamenti sempre più personalizzati e tecnologie avanzate che migliorano sia i risultati che la qualità di vita dei pazienti.
Per i tumori iniziali a basso rischio, spesso si preferisce un monitoraggio attento nel tempo invece di un trattamento immediato. Il paziente viene seguito con controlli regolari (PSA, visite, eventuali biopsie di controllo) e si interviene solo se la neoplasia mostra segni di progressione. Questo approccio evita gli effetti collaterali di interventi non necessari su tumori indolenti.
La prostatectomia radicale consiste nell’asportazione completa della ghiandola prostatica, insieme alle vescicole seminali ed eventualmente ai linfonodi pelvici.
Oggi questa procedura viene frequentemente eseguita con tecnica robot-assistita, che rappresenta il nuovo gold standard: il sistema robotico garantisce maggiore precisione chirurgica e un decorso post-operatorio migliore, facilitando un più rapido recupero della continenza urinaria e della funzione sessuale.
Le radiazioni ad alta energia possono essere somministrate attraverso fasci esterni o mediante brachiterapia, inserendo piccole sorgenti radioattive direttamente nella prostata.
La radioterapia radicale costituisce un’alternativa alla chirurgia nei tumori localizzati e può essere combinata con terapia ormonale nelle forme a rischio più elevato.
Poiché il carcinoma prostatico cresce tipicamente sotto stimolo del testosterone, nelle forme avanzate o metastatiche il trattamento di prima linea è spesso la deprivazione androgenica, che blocca la produzione o l’azione di questo ormone. I nuovi farmaci ormonali orali hanno significativamente migliorato i risultati rispetto alle terapie tradizionali, permettendo di controllare la malattia anche per anni.
Quando il tumore diventa resistente alla deprivazione ormonale, sono disponibili diverse opzioni:
Grazie a questo ampio arsenale terapeutico, molti pazienti vengono guariti con trattamenti radicali, mentre altri convivono a lungo con la malattia avanzata tenendola sotto controllo come condizione cronica.
Parlare di prevenzione significa promuovere consapevolezza e attenzione verso la propria salute. Ogni anno, nel mese di novembre, si svolge la campagna Life is Blu, promossa dalla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro: un’iniziativa dedicata alla prevenzione e alla cura dei tumori maschili che unisce sensibilizzazione e raccolta fondi per la ricerca.
Il colore blu, simbolo dell’iniziativa, è associato alla salute maschile e serve a richiamare l’attenzione su tematiche spesso trascurate come il tumore prostatico. Life is Blu mira a:
L’edizione attuale della campagna è finalizzata all’acquisto di un sistema robotico innovativo per le biopsie prostatiche, integrato con immagini ecografiche e di risonanza magnetica.
Questa tecnologia permetterà di individuare e campionare con precisione millimetrica le lesioni sospette della prostata, utilizzando un approccio transperineale che riduce il rischio di infezioni e migliora il comfort del paziente.
Il test del PSA rappresenta oggi un alleato prezioso nella lotta contro il tumore alla prostata. Pur con le sue limitazioni, ha aumentato significativamente la capacità di individuare la neoplasia in fase iniziale, contribuendo a salvare numerose vite.
Associato a uno stile di vita sano, a controlli urologici regolari e all’accesso a terapie moderne, il PSA si inserisce in una strategia globale di prevenzione e cura che sta rendendo il carcinoma prostatico sempre più affrontabile.
Campagne come Life is Blu rafforzano il messaggio che la prevenzione è la miglior difesa: informarsi, aderire ai programmi di screening personalizzati e sostenere la ricerca scientifica sono passi fondamentali perché sempre più uomini possano vincere la sfida contro questo tumore.
