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29/05/2024

Intervista ad Allegra Agnelli, Presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro

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Allegra Agnelli, Presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro

Maurizio Menicucci: La storia e i bilanci dell’Istituto di Candiolo sembrano confermare che la solidarietà può essere un motore etico e sociale più forte delle crisi…

Allegra Agnelli: Il “modello Candiolo” si è sempre basato sulla centralità della persona. Un Istituto fatto dalle persone per le persone. E noi abbiamo avuto come primo obiettivo quello di ripagare la fiducia che ci è stata data. Ci siamo sempre impegnati per questo, abbiamo sempre reso conto ai nostri sostenitori di quanto avevamo fatto e questo ci ha permesso di poter sempre contare sul supporto della comunità nella quale operiamo. In generale, credo che per realizzare qualsiasi cosa di importante serva un grande lavoro di squadra, e soprattutto nei periodi difficili viene fuori l’animo degli italiani e dei piemontesi, che sono sempre molto generosi. Ecco, solo tutti insieme si possono risolvere i problemi. È grazie alla solidarietà che il nostro paese, tante volte, è potuto ripartire.

Maurizio Menicucci: Candiolo è nato nel 1986, grazie alla Sua determinazione nel voler dotare il Piemonte di un centro specializzato nella ricerca e nella cura del cancro. Come ricorda quel periodo? Fu faticoso mettere insieme le energie, le volontà politiche e le competenze scientifiche indispensabili a far partire il centro?

Allegra Agnelli: Facile non è stato. Io ho deciso di essere sempre in campo, in prima linea. Tutti noi, che abbiamo deciso di lanciarci in questa splendida avventura, ci siamo sempre impegnati tanto nelle attività di raccolta fondi, come nelle attività istituzionali e “burocratiche”.

È grazie a questo, probabilmente, che il nostro spirito e la nostra determinazione sono stati ancora più forti. Guardandomi indietro dico “Guarda che cosa siamo riusciti a fare!”, però poi ci penso e mi rendo conto che manca ancora qualcosa… e allora andiamo avanti.

Maurizio Menicucci: Oggi sarebbe più semplice?

Allegra Agnelli: Non credo. Ogni epoca ha le sue complessità.

Maurizio Menicucci: A parte le valenze scientifiche, uno degli aspetti più straordinari di questa struttura è il paesaggio che la circonda. Si trova in mezzo ai boschi secolari di Stupinigi e proprio in vista del Monviso: fu un caso, o una collocazione voluta?

Allegra Agnelli: Tutti sanno del mio amore per l’ambiente, inteso sia come flora, sia come fauna. Ovviamente, era uno dei punti centrali del progetto, era quel che desideravo. Poi, la volontà si è fortunatamente incontrata con la casualità e con la disponibilità dei terreni, che erano di proprietà della FIAT e ci furono ceduti. Oggi abbiamo uno scenario intorno a noi fantastico. Intanto è un luogo facilmente raggiungibile, da Torino e da tutta l’Italia, perché siamo vicini all’autostrada e a pochi minuti da una stazione e da un aeroporto. Inoltre, ed è un aspetto importante per i pazienti e per i loro accompagnatori, oltre che per chi ci lavora, siamo in un fantastico parco naturale. Anche se non è facile, facciamo di tutto perché la gente non si senta in un ospedale.

Maurizio Menicucci: Quanta parte del sogno è realizzato?

Allegra Agnelli: Tanto, ma anche poco. Nel senso che quello che manca è poi l’obiettivo finale, quello che abbiamo sempre voluto.

Maurizio Menicucci: I sogni, insomma, non finiscono mai…E allora, che cosa manca al suo?

Allegra Agnelli: Ovviamente, sconfiggere definitivamente il cancro. Devo anche dire, però, che, parlando con i medici e i ricercatori a Candiolo, sento entusiasmo per quanto in oncologia è stato fatto e ci sono grandi aspettative per il futuro. I progressi sono stati enormi. Sia in ambito di ricerca, sia in ambito di cura. Poi, purtroppo, siamo toccati da storie che non finiscono bene e che ci danno la forza per impegnarci ancora di più.

Maurizio Menicucci: Che cosa, qui, la rende particolarmente orgogliosa?

Allegra Agnelli: È quando mi rendo conto di essere riuscita a trasmettere ai miei collaboratori, ai medici, ai ricercatori, tutto l’amore che ho messo in questo posto. E spero che, anche un giorno che ci sarà qualcun altro al mio posto, sia sempre quell’amore a guidare quel che viene fatto a Candiolo.

E poi, quando tante volte vengo fermata per essere ringraziata di qualcosa. Vuol dire che davvero abbiamo aiutato qualcuno, e sono felice.

Maurizio Menicucci: Parliamo del futuro: avete molto in cantiere, per il prossimo anno…

Allegra Agnelli: Abbiamo molto in cantiere per i prossimi anni. Intanto, continuiamo ad aggiornare il parco tecnologico dell’Istituto. Come può immaginare, le tecnologie, oltre a essere molto costose, hanno una vita breve. Nel senso che per dare cure di eccellenza dobbiamo sempre avere strumentazioni all’avanguardia. E poi c’è “Cantiere Candiolo”, un importante piano di sviluppo dell’Istituto che la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro sta portando avanti. Nuovi spazi per curare sempre più persone e farlo sempre meglio, e per fare più ricerca. Noi andiamo avanti, fino a quando non raggiungeremo il nostro unico obiettivo.

Maurizio Menicucci: L’intelligenza artificiale generativa, capace di sostituirci anche nelle attività ideative, va controllata, come tutte le tecnologie, ma può portare enormi vantaggi. Lasciamo stare la ricerca, dove sono più evidenti, e parliamo di terapia. Lei ci crede, o pensa che affidarsi a una macchina-medico o a una macchina-chirurgo possa sottrarre umanità al rapporto tra sanità e paziente?

Allegra Agnelli: Io credo che oggi la tecnologia dia un enorme aiuto, senza tecnologia nel nostro settore non saremmo mai riusciti a raggiungere importantissimi traguardi. Ma c’è bisogno di un giusto mix, le macchine supportano il lavoro dell’uomo, non lo sostituiscono.

Maurizio Menicucci: Prima di lasciarla, posso chiederle quanto s’identifica con l’Istituto di Candiolo?

Allegra Agnelli: Tanto. Candiolo ha tanto di mio e di tutte le persone che ci lavorano e ci credono, e spero che sia sempre così.