20/02/2024
La storia e le innovazioni nella chirurga senologica: la prima descrizione di un tumore al seno risale al 3000 a.C. in un papiro egizio, con un approccio scientifico alla malattia. Durante l’Impero romano, Galeno paragonò il cancro al seno a un granchio che doveva essere rimosso chirurgicamente.
Nei secoli successivi, i tentativi di rimozione dell’intero seno erano limitati dall’alto tasso di mortalità. Solo verso la metà del 1800, con l’avvento dell’anestesia, iniziarono a svilupparsi interventi più sicuri ed efficaci.
La mastectomia, ovvero la rimozione completa del seno, è stata la tecnica più utilizzata per molto tempo, sebbene fosse invasiva e demolitiva per la donna, nell’ambito della chirurgia senologica.
Negli anni ’60, l’oncologo Umberto Veronesi sviluppò la quadrantectomia, una tecnica che prevede la rimozione di solo una parte del seno. Questo approccio conservativo ha permesso di salvare più tessuto mammario, preservando forma e aspetto del seno, con notevoli benefici psicologici per le pazienti.
Oggi le sale operatorie sono dotate di strumenti chirurgici avanzati come laser, endoscopia e strumenti robotici, che consentono interventi più precisi e meno invasivi. Questi progressi hanno ridotto cicatrici, tempi di recupero e rischi associati alla chirurgia.
Negli ultimi dieci anni si è sviluppata una tecnica di mastectomia conservativa mininvasiva per i casi in cui non è possibile una terapia conservativa. Questa tecnica riduce l’impatto dell’asportazione della ghiandola mammaria, spostando la cicatrice dalla pelle del seno all’ascella.
L’intervento si esegue con strumenti specializzati che permettono incisioni piccole e nascoste, consentendo di:
Questo tipo di intervento è indicato per pazienti con:
Non è invece applicabile nei casi in cui il tumore coinvolge:
La ricostruzione viene eseguita contestualmente all’intervento chirurgico, con l’obiettivo di posizionare una protesi immediata (sotto la pelle o dietro il muscolo) per far uscire la paziente dalla sala operatoria con un intervento definitivo.
La tecnica mininvasiva può essere eseguita con il robot o con strumenti laparoscopici, a seconda dell’anatomia del seno, delle preferenze della paziente e del tipo di patologia.
L’espansore tissutale viene utilizzato quando i tessuti sono sofferenti dopo la rimozione della ghiandola mammaria. Con la chirurgia mininvasiva, si riescono a minimizzare i traumi, aumentando la possibilità di posizionare una protesi definitiva durante lo stesso intervento e riducendo la necessità di un espansore temporaneo seguito da un secondo intervento.
Questo tipo di intervento è completamente coperto dal Sistema Sanitario Nazionale, senza costi aggiuntivi per la paziente.