07/04/2025
Dopo lungo assedio, e solo previo appuntamento mediante telefono a lei sconosciuto perché il mio deve averlo accoppiato alla sirena di un’ambulanza, ce l’ho fatta. Sono riuscito ad arrivare per la seconda volta in 12 mesi nel laboratorio apparentemente spalancato, ma non di meno inaccessibile, di Anna Sapino. Da qui, l’infaticabile Direttrice Scientifica dell’Istituto di Candiolo – IRCCS, tutto controlla e vede, passando senza sosta dal microscopio alla gestione della macchina, assai complessa e in continua evoluzione, di quella ricerca oncologica che rappresenta il cuore dell’Istituto.
Come l’anno scorso, la mia immunità, prima di essere messo alla porta virtuale per improrogabili esigenze di servizio, è precaria, ma almeno per qualche minuto, è garantita dall’importanza del tema: documentare la destinazione dei fondi 5 per mille che da migliaia di persone arrivano alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro e la Fondazione assegna ai migliori progetti dell’Istituto di Candiolo – IRCCS. L’altra volta avevamo parlato di come vengono scelti gli studi da finanziare. Oggi, di come vengono reclutati i ricercatori.
“È un elemento strategico per la nostra missione. Un caso modello di come procediamo può essere il progetto EmaGen, nel quale è compreso anche un “pacchetto economico” per poter disporre del personale indispensabile.”
“Quelle ematologiche, che nel nostro Istituto hanno un notevole peso, sia come ricerca, sia come clinica. Tempo fa, mancava un gruppo che potesse dedicarsi in modo specifico a questa tipo di progetti, però abbiamo deciso di procedere in maniera diversa dal solito. Invece di ricorrere a un bando internazionale, abbiamo diffuso, anche attraverso gli stessi ricercatori, la voce che c’era questa necessità.“
“Perché una procedura così insolita?“
“Avevamo fretta di cominciare, ma volevamo anche assicurarci che gli applicandi fossero già sintonizzati sulle nostre esigenze. Poi, le cose sono andate così. Il nostro professore Livio Trusolino, ad un congresso negli Stati Uniti, ha incontrato dei ragazzi che presentavano un loro studio e mi ha riferito che i loro risultati sembravano perfetti per noi. A quel punto, insieme ai clinici e ad altri ricercatori dell’Istituto, dato che questi procedimenti sono sempre largamente interdisciplinari e condivisi, abbiamo avviato subito le interviste per valutare i candidati.“
“Sembra abbastanza, non dico casuale, ma affidato a una certa ‘serendipity’.“
“Sì, però abbiamo fatto bingo. Sono arrivati due giovani italiani che da una decina d’anni lavoravano al Dana Farber Institute of Boston e hanno portato a Candiolo le loro competenze, creando un gruppo di ricerca davvero straordinario. Oltretutto, e questo è un elemento che oggi consideriamo cruciale, hanno garantito la collaborazione costante con il Dana Farber. È un rapporto vitale, perché permette scambi di dottorandi e di personale qualificato.“
“Sempre italiani? E solo giovani, diciamo così, almeno in parte da formare?“
“No, anche di altre nazioni, e anche professionisti di fama. Tre anni fa, abbiamo fatto una call internazionale che riguardava uno specialista in tumori rari e difficili da curare. Tra la ventina di profili selezionati, è emersa subito la figura del professor Christopher Heeschen, un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale sui tumori del pancreas. Attivato il rapporto, gli abbiamo allestito un laboratorio a misura delle sue ricerche, e lui, proprio grazie al 5 per mille, ha potuto dotarlo di una strumentazione tecnologicamente molto avanzata.“
“Heeschen lavora sulle cellule tumorali circolanti, quelle che possono dare metastasi a distanza. E sta definendo i profili di espressione genica per creare le CarT, in altre parole, cellule immunitarie potenziate, capaci di colpire direttamente le cellule metastatiche. È una competenza strategica, che ci mancava. Ora l’abbiamo.“
“Anche lui ha portato in dote qualche ‘liaison’ virtuosa con altri centri scientifici?“
“Certamente. Heeschen lavorava con un Istituto a Shanghai con il quale, ora, siamo in rete. Considerando che in Cina il tumore al pancreas è uno più frequenti, per noi è una collaborazione molto importante. Ci consente di ampliare i casi delle nostre ricerche, garantendo risultati più validi.“
“Ma non avete un vivaio interno per formare gli specialisti della ricerca?“
“In un certo senso sì e le spiego come. A Candiolo ospitiamo l’Istituto Italiano di Genomica, con cui collaboriamo in modo stretto e rappresenta il nostro incubatoio. L’IIGM vanta una serie di competenze molto elevate, ma non può strutturare i propri borsisti. Così, nel momento in cui individuiamo un loro ricercatore valido da impegnare sui nostri progetti, gli offriamo un contratto per prolungarne la permanenza tra di noi. Anche in questo caso, grazie ai finanziamenti del 5X1000.“
“Quindi, possiamo dire che il 5X1000 fornisce il combustibile per mantenere il livello di competitività che garantisce all’Istituto di Candiolo – IRCCS e alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di attrarre questi ricercatori, mantenendo alto il profilo professionale. Insomma, non vivete con l’ansia di vederveli scappare. Ma sul piatto c’è solo la remunerazione, o nell’orientare la loro scelta di lavorare qui giocano anche altri fattori?“
“Le rispondo così. Uno dei nostri giovani ha appena avuto la possibilità di un contratto più ricco altrove, ma ci ha fatto sapere che intende rimanere qui. Gli ho chiesto perché. Mi ha risposto che a Candiolo c’è un fermento di iniziative scientifiche e un sostegno sotto l’aspetto delle tecnologie che non esistono da altre parti. Questo avviene anche perché, potendo applicare subito i risultati della ricerca ai pazienti, grazie, cioè, a quella ‘traslabilità‘ che è la nostra caratteristica fondamentale, il ricercatore può verificare di continuo l’utilità del proprio lavoro.“
“Che cosa mi dice sui prossimi indirizzi della ricerca?“
“I tumori negletti, quelli più rari, sono da sempre una delle nostre priorità, ma vorremmo lasciare ai ricercatori ancora più libertà di iniziativa, anche dal punto di vista della validazione clinica. Quindi stiamo pensando di trovare uno spazio maggiore a queste patologie nei prossimi 5 per mille.“
“La carriera interna del ricercatore come si struttura, all’interno dell’Istituto di Candiolo – IRCCS?“
“Abbiamo formalizzato dei livelli sulla base di parametri non solo di anzianità, ma di capacità produttiva e competitiva. Questo stimola l’intraprendenza e dà stabilità alla ricerca.“
“Offrite anche incentivi equivalenti a quello che nelle aziende si chiama premio di produzione?“
“No, il premio sta proprio nel supporto ai ricercatori, ad esempio per le pubblicazioni che contano. Uscire su alcune riviste costa migliaia di euro se l’Impact Factor, l’autorevolezza scientifica è alta. In certi casi, contribuiamo alla spesa, così il ricercatore non deve intaccare il proprio budget. Inoltre, se il progetto è impegnativo, possiamo intervenire direttamente a rafforzare il gruppo, reclutando altre risorse.“
“Qual è il turnover annuale dei ricercatori, tra ingressi e uscite, a Candiolo?“
“Nei giovani c’è molto movimento ed è auspicabile che ci sia. In ogni caso, abbiamo sempre più o meno sui 300 posti e quella è la nostra attuale capienza. La cifra comprende gli studenti di dottorato, i postdottorato e gli studenti che chiedono di svolgere tesi da noi. E sono tanti, perché gli offriamo qualcosa in più: la possibilità di inserirsi subito in progetti di ricerca.“
“Pensate di attrezzarvi anche per ospitare gli studenti che vengono da fuori?“
“Al momento non possiamo, ma è in programma.“
“In questo momento, che cosa vorrebbe di più per l’Istituto di Candiolo – IRCCS e anche per se stessa?“
La professoressa Anna Sapino guarda l’orologio. La mia immunità, almeno fino all’anno prossimo, è scaduta.