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07/08/2024

Dal palcoscenico alla solidarietà: Cristina Chiabotto e la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro

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Maurizio Menicucci: C’è chi non si accontenta della ‘genetica’. Cristina Chiabotto, la chiama così, per sottintendere, con tipico understatement sabaudo – pensate solo a come lo direbbero una milanese, o una romana, o una parigina – che si rende conto di essere uscita proprio bene dal Dna dei genitori. Però, appunto, a lei, dopo un po’, la fortuna d’essere bella e simpatica che l’aveva lanciata nel mondo dello spettacolo non è bastata. Così ha cercato di mettere a frutto la curiosità – innata, anche quella! – le esperienze e le riflessioni e s’è messa a disposizione di iniziative solidali che forse non fanno il clamore del piccolo schermo, ma come dice il titolo della rubrica che conduce da anni per la Fondazione Piemontese Ricerca sul Cancro, ‘fanno rumore’. E, aggiungiamo noi, fanno anche stupore, nel senso che sorprendono piacevolmente per la delicatezza con cui Cristina affronta il tema della malattia e la competenza con cui si rivolge ai ricercatori, adottando, e allo stesso sollecitando dagli interlocutori, uno stile semplice e comprensibile. 

Cristina, è dal 2015 che collabori con la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro e con l’Istituto di Candiolo. Come hai cominciato?

Cristina Chiabotto: Ho conosciuto la Fondazione, che definirei una grande famiglia, grazie ad amici che ne fanno parte. Seguivo già, e continuo a farlo, la Fondazione umanitaria NutriAid, che si occupa della malnutrizione infantile in Africa, e ho pensato che fosse giusto abbracciare anche il tema importante e delicato della ricerca sul cancro, dove credo che un personaggio pubblico possa comunicare messaggi efficaci. In questo caso, ha giocato anche la considerazione che la Fondazione è piemontese, quindi potevo restituire qualcosa al territorio in cui sono cresciuta.

Maurizio Menicucci: In che cosa consiste la tua attività?

Cristina Chiabotto: Partecipo alle iniziative della Fondazione, dalla raccolta fondi alla presenza, come madrina, agli eventi. E ovviamente, comunico, in tutti i modi possibili. Attualmente, conduco questa rubrica, che si chiama ‘Sul Tumore Facciamo Rumore’. 

Maurizio Menicucci: Entriamo un po’ di più nei dettagli di questa iniziativa e dei suoi obiettivi?

Cristina Chiabotto: ‘Sul Tumore Facciamo Rumore’ è una campagna social, una rubrica che viene pubblicata sui profili Instagram, Youtube e Facebook: ogni mese, intervisto un medico, o un ricercatore, dell’Istituto di Candiolo – IRCCS, che approfondisce temi importanti della lotta al cancro. Spieghiamo che significa la diagnosi, a quale terapia va incontro il paziente e affrontiamo anche l’argomento, sottovalutato, ma fondamentale, della prevenzione. È una rubrica che penso sia molto interessante per tutti. Voglio dire che è utile anche per chi ha già vissuto, o sta vivendo, l’esperienza della malattia, o per chi la vive attraverso un amico, o un familiare, perché parlarne rende molto più forti e aiuta a sentirsi meno soli. 

Maurizio Menicucci: Noi siamo ormai abituati a vederti intervistare con grande scioltezza gli specialisti sui più vari argomenti che riguardano le patologie oncologiche, le terapie e tecnologie sempre più sofisticate che, grazie a migliaia di donatori, arrivano a getto continuo all’Istituto di Candiolo – IRCCS. È stato complesso entrare in questo mondo e in questo linguaggio, così tecnici?

Cristina Chiabotto: No, anzi, è stato molto interessante dialogare con gli esperti, anche perché loro sanno di dover uscire dai tecnicismi e farsi comprendere anche da chi non è addetto ai lavori. Le mie domande sono semplici, quelle che chiunque al mio posto farebbe. Le loro risposte lo sono altrettanto, perché quel che conta è che il messaggio arrivi a tutti. 

Maurizio Menicucci: Lo hai già accennato: quando si parla di prevenire il tumore, ma anche in seguito, per ridurre i tempi di recupero e il rischio di recidive, i medici attribuiscono sempre più importanza ai comportamenti individuali. In questi nove anni di impegno nella Fondazione e di contatti con gli oncologi di Candiolo, che cosa hai imparato, come hai modificato il tuo stile di vita?

Cristina Chiabotto: Sicuramente ci sono stati cambiamenti notevoli. Il primo è stato durante la gravidanza, quando avverti la nuova responsabilità verso il bimbo che porti in grembo, quindi devi trattare meglio anche il tuo corpo. Poi, come è successo a tanti, durante il Covid, alcune riflessioni hanno fatto scattare qualcosa di nuovo sul fatto di prendermi cura di me. Ho compreso che star bene fisicamente vuol dire star bene anche mentalmente e che star bene con sé stessi vuol dire star bene con gli altri. Quindi, mi alimento in modo sano, seguita da una nutrizionista, e faccio sport. Con questo, non mi privo certo dei piaceri della vita. Se sono davanti a una buona pizza, o una birra, me la concedo, ma sono consapevole che dopo aver trasgredito, devo ritornare a nutrirmi in modo equilibrato. La definirei anche una questione di amor proprio, dove ‘proprio’ non significa solo ‘di se’, ma anche ‘giusto’, cioè, con regole e limiti. Ecco, quello dei limiti è un concetto cui tengo molto. 

Il fondamento della prevenzione è riconoscerli, e anche cercare di superarli. Prendiamo lo sport. Ero una ragazza molto pigra, anche se non si sarebbe detto, poi, dopo gravidanza e lockdown, ho scelto di seguire alcune lezioni online di ‘workout’ e ‘Pilates’ e ho costruito un percorso che mi aiuta a seguire una vita sana, a liberare la mente, a scaricare e a recuperare le energie. Lo consiglio a tutti, anche a persone che magari pensano sia troppo tardi per ripartire o per ricominciare. 

Maurizio Menicucci: Nel frattempo, sei diventata madre di due splendide bimbe, Luce e Sofia. Questo ha cambiato la percezione del tuo ruolo di testimonial per un settore sanitario così delicato e con profonde implicazioni sociali come l’oncologia?

Cristina Chiabotto: Eh sì, essere mamma ha cambiato molto la percezione generale della vita. Hai priorità diverse e hai una responsabilità molto molto grande, come dicevo. Quindi, riconosci quanto sia importante trasmettere messaggi ai propri figli o in generale, anche attraverso il lavoro, sani, autentici e corretti. Il cancro è un argomento molto delicato, purtroppo può colpire ad ogni età, anche i più piccoli. Ho visitato il reparto oncologico pediatrico del Regina Margherita e mi ha toccato moltissimo. Certo, quando arriva una malattia, non dipende da nessuno, però è difficile non pensare che i bambini non hanno responsabilità, non hanno colpe. Lì, ho conosciuto tanti genitori che stanno lottando insieme ai loro figli e li ho visti sorridere con una forza incredibile. Quindi bisogna prendere esempio, e se sei una mamma fortunata, ringraziare il cielo ogni giorno e dare il buon esempio. 

Maurizio Menicucci: Secondo te, esiste un problema di sanità al femminile, una disparità nell’accesso alle diagnosi, ai trattamenti e anche all’assistenza psicologica che riguarda in particolare i tumori?

Cristina Chiabotto: Questo è un altro argomento delicato. Secondo me, il nodo reale della sanità sono le liste di attesa, e riguarda tutti, donne e uomini. La vera disparità consiste nel fatto che, se non puoi aspettare, se hai necessità di una diagnosi, o di cure immediate, allora devi pagare e non tutti possono permetterselo. A generare malcontento, poi, è anche la sensazione di essere trattati come numeri, quando si entra in un ospedale. Poi, per carità, non tutti i posti sono uguali. Ho la fortuna di aver vissuto l’Istituto di Candiolo come testimonial, assieme alla Fondazione e ho notato eccellenza professionale e anche umana, a cominciare dal fatto che non ti accolgono, appunto, come una cifra, ma come una persona.

Maurizio Menicucci: Quali sono, allora, i tuoi consigli alle donne?

Cristina Chiabotto: Quel che mi sento di dire è: “non smetterei mai di crederci”. Ho conosciuto da vicino donne che hanno vissuto il tumore. Nessuno ha la bacchetta magica, però bisogna credere negli esperti, credere nella ricerca, sostenerla, fare un grande passaparola su questi temi e sulla prevenzione. Ognuno reagisce a proprio modo al dolore, ma non si deve aver paura di chiedere aiuto, anche come sostegno psicologico. Ho avuto la fortuna di frequentare Francesca Del Rosso, una giornalista che scriveva per Vanity Fair. Aveva inventato le ‘chemioavventure’: durante ogni chemioterapia, sognava il viaggio che voleva fare, il posto in cui avrebbe voluto essere. Sui social, si firmava ‘Wondy 74’. Una Wonder Woman, perché aveva deciso di combattere e convivere col cancro. Purtroppo, non ce l’ha fatta, ma aveva una forza indescrivibile. C’è chi non riesce ad avere questa forza, ma dobbiamo averla e aiutarci una con l’altra ad averla.

Maurizio Menicucci: Sul sito della Fondazione e dal vivo, ti abbiamo già visto in due occasioni impegnata in una sessione all’aria aperta con alcune pazienti dell’Istituto. È stato un caso, o dalle parole stai anche per passare ai fatti e quindi il ‘Pilates con Cristina Chiabotto? diventerà un appuntamento fisso, qui a Candiolo?

Cristina Chiabotto: Mi auguro che diventi un appuntamento fisso, e lo auguro a tutte le donne che hanno voglia di vivere e condividere quest’esperienza perché è davvero bellissima e ci fa sentire meglio tutte. E spero, con Candiolo, di affrontare anche altre tematiche che possono riguardare e unire il mondo femminile. Sto pensando al ‘make up’, sto pensando ad altri momenti in cui la donna, nonostante tutto, si deve, deve sentirsi bella e deve stare bene al di là di ogni terapia. 

Maurizio Menicucci: In futuro, e dopo questo lungo rodaggio sui confini più avanzati della ricerca medica multidisciplinare, rivedremo in televisione Cristina Chiabotto nei panni della divulgatrice scientifica?

Cristina Chiabotto: Ci sono grandi professionisti, che possono farlo meglio di me. Io provo semplicemente a trasmettere in modo naturale e spontaneo messaggi importanti su quel che possiamo fare noi, la ricerca e i medici nel campo dei tumori. Cerco di mettere insieme le persone che hanno voglia di ascoltare. È questo il compito che mi ha affidato la Fondazione Piemontese per Ricerca sul Cancro. Ne sono molto orgogliosa, lo faccio con impegno, passione e umiltà.