01/04/2025

Carcinoma ovarico: sintomi, stadiazione e nuove terapie

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Buongiorno, sono Luigi Turco e dirigo l’Ovarian Cancer Center di Candiolo. Il carcinoma ovarico è il terzo tumore per incidenza nell’ambito dei tumori femminili ed è quello a maggiore mortalità. Lo chiamiamo killer silenzioso in quanto purtroppo non può essere diagnosticato precocemente attraverso delle tecniche di screening.

Attualmente non abbiamo degli screening efficaci come può esserci per il tumore della mammella o il tumore della cervice, pertanto o si ha la fortuna di diagnosticarlo attraverso un’ecografia che lo valuta in uno stadio iniziale oppure si manifesta quando ha dato localizzazioni a livello peritoneale, determinando quindi ascite, rigonfiamento addominale, versamento endoaddominale o addirittura occlusione intestinale.

Raramente parlo con le mie pazienti di stadio e di stadiazione in quanto non è un concetto che serve alla paziente per accettare la malattia, ma è uno strumento necessario al chirurgo e al ginecologo oncologo per inquadrare la malattia ed eseguire il miglior trattamento possibile.

Uno stadio iniziale, secondo la Federazione Internazionale di Ginecologi Ostetrici (FIGO), corrisponde a una localizzazione del tumore soltanto a una o entrambe le ovaie. Il secondo stadio indica una diffusione limitata alla pelvi, mentre il terzo stadio evidenzia una diffusione extrapelvica con localizzazioni puntiformi chiamate carcinosi. Il quarto stadio, infine, si riferisce alla presenza di metastasi in organi come milza, fegato, polmoni o linfonodi inguinali.

La differenza tra i primi stadi e quelli avanzati riguarda sia l’operabilità che la prognosi. Nei primi stadi l’intervento chirurgico è spesso risolutivo, mentre nei casi avanzati si valuta l’asportabilità completa del tumore tramite laparoscopia diagnostica.

Non tutti i tumori ovarici richiedono lo stesso approccio chemioterapico: nei primi stadi può non essere necessaria la chemioterapia adiuvante, mentre nei terzi e quarti stadi spesso si procede con una chemioterapia pre-operatoria (neoadiuvante) o post-operatoria (adiuvante) per consolidare i risultati della chirurgia.

Grazie alla ricerca, oggi disponiamo di nuovi farmaci da affiancare ai chemioterapici standard, come il platino e il taxolo. Tra questi:

  • Bevacizumab, introdotto da circa dieci anni, è un antiangiogenetico che ostacola la vascolarizzazione del tumore.
  • PARP-inibitori (olaparib, niraparib, rucaparib) migliorano la prognosi impedendo la riparazione del DNA delle cellule tumorali, rendendole più vulnerabili ai trattamenti.

Questi farmaci hanno rivoluzionato il trattamento del carcinoma ovarico avanzato, migliorando la sopravvivenza delle pazienti.

L’endometriosi è una patologia benigna molto diffusa che peggiora la qualità di vita causando dolore e infertilità. Tuttavia, può anche predisporre all’insorgenza del carcinoma ovarico, in particolare nei casi di istotipo a cellule chiare o endometrioide.

Fino al 30% dei tumori ovarici correlati all’endometriosi derivano da una pregressa endometriosi. Sebbene il rischio complessivo sia basso (1-3%), su grandi numeri il fenomeno diventa significativo.

Non esistono strumenti per prevenire il carcinoma ovarico nelle pazienti con endometriosi, ma visite ginecologiche annuali e il monitoraggio delle cisti ovariche, soprattutto in menopausa, possono aiutare a individuare eventuali anomalie precocemente.

In alcuni casi, la chirurgia eradicante con annessiectomia o isterectomia può avere un ruolo preventivo, migliorando anche la qualità di vita nelle pazienti sintomatiche.

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