25/07/2025

Il volontariato ospedaliero oncologico: l’esperienza dell’Istituto di Candiolo – IRCCS

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Dottor Piero Fenu, Direttore Sanitario dell’Istituto di Candiolo – IRCCS

Argomento dell’incontro con il Direttore Sanitario dell’Istituto di Candiolo – IRCCS, dottor Piero Fenu, è il volontariato, vale a dire tutte quelle attività che le persone mettono a disposizione della collettività secondo il principio altruistico e non necessariamente religioso “fai al prossimo tuo quel che vorresti per te”.

Un tema, cominciamo a ragionare con il nostro ospite, che si presta a una doppia lettura. 

Da un lato, misura il carattere e la cultura ‘solidale‘ di un Paese; dall’altro, la sua forza rispecchia e compensa la debolezza del ‘welfare‘- il principale impegno dello Stato verso i cittadini – che oggi, per l’appunto, le difficoltà economiche e le scelte politiche concorrono a sacrificare. 

Se però guardiamo il bicchiere dalla parte piena, con realismo e riconoscenza verso chi compie questa scelta, è impossibile non rallegrarsi davanti al fatto che negli ultimi anni l’apporto sociale dei volontari è diventato insostituibile. 

E questo, in particolare, nel campo dell’assistenza sanitaria, che del welfare è il capitolo economico di gran lunga più importante e, con l’aumento dell’età media, il più destinato a crescere.

Il ruolo dei volontari negli ospedali oncologici

Quanto pesano, dottor Fenu, i volontari, nella vita di un ospedale oncologico come Candiolo?

In qualità di Direttore Sanitario, mi trovo spesso a contatto con loro e non ho dubbi che offrano molto più di un occasionale ausilio e di uno slancio altruistico estemporaneo. Il loro contributo è cresciuto nel tempo in termini sia numerici, sia qualitativi, anche perché ha il merito di proporre, sempre in piena sinergia con le attività istituzionali, iniziative di notevole rilevanza per i pazienti. 

Sull’importanza del volontariato non ho dubbi. Del resto, la stessa legge 266 del 91 ha definito il valore sociale del volontariato – cito alla lettera – ‘quale espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, di cui lo Stato promuove lo sviluppo e salvaguarda l’autonomia’. Questo vale ancora di più per Candiolo. I malati di tumore sono particolarmente fragili per la complessità e la delicatezza del percorso clinico, quindi possono beneficiare al massimo grado del rapporto amicale, confidenziale e solidale garantito dalle attività volontaristiche. 

Non è un caso, se nell’ambito oncologico ci si è preoccupati di regolare e rendere omogenea l’attività dei volontari in tutte le regioni, e se, come ulteriore riconoscimento, la loro presenza è talora prevista nei tavoli organizzativi e decisionali.

Le due associazioni attive nell’Istituto

Quante associazioni operano a Candiolo?

Due. L’Anapaca che è storicamente in prima linea nell’ambito oncologico e ci aiuta da molti anni. Voglio ricordare che, nel periodo del Covid, i suoi volontari mi pressavano per ritornare in ospedale accanto ai pazienti, e mi pare che non possa esserci testimonianza migliore del loro slancio altruistico. 

Poi, c’è ‘Barcollo, ma non mollo’ che, nata pochi anni fa qui a Candiolo, è caratterizzata da un entusiasmo travolgente e costruttivo e sta facendo breccia fra i pazienti, gli operatori, e lo stesso management dell’Istituto.

Le attività del volontariato ospedaliero oncologico

Che attività svolgono?

Troppe da elencare in poche righe. Si occupano dell’accesso e dell’orientamento logistico dei pazienti. Li aiutano a comprendere come è fatto e come funziona il nostro istituto, li assistono nel compilare i documenti, garantiscono l’ascolto attivo ed il sostegno psicologico nell’ambito di un percorso certamente irto di difficoltà.

Come i volontari intercettano le esigenze dei pazienti oncologici

Come intercettano le esigenze dei pazienti?

Il riconoscimento è reciproco. I volontari frequentano i reparti del nostro istituto, sono attenti a comprendere al volo chi è spaesato e ha bisogno di loro, hanno anche un abbigliamento che li rende riconoscibili. 

Da questo nasce subito un rapporto di solidarietà e di fiducia che può contribuire ad attenuare lo stress, la sofferenza psicofisica dei malati.

Facilitazione delle attività volontaristiche

Come facilitate la loro attività?

Cerchiamo di integrarli sempre di più, infatti stiamo individuando un locale dedicato che faciliti i pazienti e i loro ‘caregiver’ nel primo contatto con i volontari. Inoltre, abbiamo costituito un tavolo di lavoro di pazienti, che si riunisce periodicamente per discutere con noi le problematiche organizzative, i progressi nell’assistenza e nella terapia. 

Molti di questi pazienti sono anche volontari, e questo è importante, perché, grazie alla personale e spesso contemporanea esperienza di malattia e di cura, sono gli interpreti più sensibili delle esigenze di tutti.

I pazienti come volontari: una risorsa preziosa

In che percentuale?

I pazienti o ex pazienti che svolgono attività di volontariato sono circa il 90 per cento. In particolare, “Barcollo ma non mollo” nasce proprio come associazione di pazienti, poi si è concentrata sull’assistenza volontaria.

I numeri del volontariato ospedaliero oncologico

Quanti sono i volontari impegnati quotidianamente a Candiolo?

Sono una ventina per ognuno dei due turni quotidiani, mattina e pomeriggio, su un nucleo formato da circa 200 persone, e sono utili in ogni settore, spesso in molti modi differenti, sia ai pazienti, sia al personale sanitario. 

Il loro contributo è particolarmente importante soprattutto presso il Day Hospital, dove ogni giorno transitano in media 150 pazienti.

Tirocinanti e formazione specialistica

Tra i volontari sono compresi anche tirocinanti di professioni sanitarie?

In generale no, poi se nel gruppo qualcuno sta seguendo un percorso professionale in ambito sanitario non possiamo saperlo. Tuttavia, noi li incontriamo periodicamente per svolgere attività di formazione. 

Ad esempio, abbiamo organizzato conferenze con oncologi, neurologi, psicologi, psichiatri, dietologi, fisiatri. Queste iniziative arricchiscono la capacità dei volontari di supportare i pazienti anche sotto il profilo emotivo e psicologico. 

Non dimentichiamo, poi, che il paziente oncologico gode di alcuni diritti che spesso ignora ed è giusto gli vengano illustrati a dovere. Per questo promuoviamo frequenti incontri con gli assistenti sociali, in modo da facilitare anche i rapporti con gli enti di previdenza ed assistenza territoriale.

La necessità di espandere il volontariato

L’Istituto di Candiolo – IRCCS ha bisogno di altri volontari?

Io sono un convinto fautore della sinergia tra assistenza sanitaria tradizionale e assistenza volontaristica e sono molto favorevole a una collaborazione più estesa possibile, perché ho visto che dalla sinergia fra sanitari e volontari scaturiscono grandi idee e obiettivi nobili. Quindi se me lo chiede non posso che risponderle così: i volontari non bastano mai!

Foto del giornalista scientifico Maurizio Menicucci