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31/01/2011

Notizie da Candiolo

“Un reparto all’avanguardia” Intervista con Riccardo Ponzone, Direttore della Divisione di Ginecologia Oncologica

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Riccardo Ponzone, 43 anni, si è laureato a Torino ed ha compiuto studi ed esperienze professionali negli Stati Uniti ed in Inghilterra (dove ha lavorato con il professor Michael Baum, uno dei maggiori esperti mondiali di tumori della mammella, al Royal Marsden Hospital di Londra). Da gennaio Ponzone è il Direttore della divisione di Ginecologia Oncologica dell’Istituto. Lo abbiamo incontrato in una pausa della sua attività, tra un intervento ed una visita.
_Dottor Ponzone, perchè l’Istituto di Candiolo si può considerare all’avanguardia in Italia nel trattamento delle neoplasie femminili?
<<La divisione di Ginecologia Oncologica intende offrire un approccio completo alla cura delle neoplasie femminili, includendo oltre a quelle più propriamente ginecologiche anche il carcinoma della mammella. Lo stesso avviene in Germania ed in altri Paesi, ma non nella maggior parte degli istituti italiani. Garantiamo un percorso che va dalla prevenzione alla cura, con l’obbiettivo di poter applicare al più presto i risultati degli studi che svolgono in collaborazione con i ricercatori dell’edificio accanto. Inoltre, aiutiamo le pazienti ad affrontare gli effetti collaterali delle terapie e le seguiamo nel tempo per monitorare e prevenire le ricadute. Il tumore mammario è la patologia con la maggior incidenza, seguito dai tumori del corpo dell’utero e dell’ovaio, mentre i tumori del collo dell’utero sono in netta riduzione per l’effetto dello screening colpo-citologico>>.
_Cominciamo con il parlare della prevenzione. Come si realizza?
<<Detto che attualmente una donna su 12-14 in Italia si ammala di tumore della mammella, da 10 anni l’incidenza della malattia si è stabilizzata, mentre da oltre 15 anni il numero di donne che guariscono definitivamente è in continuo aumento. Il fattore di rischio principale è rappresentato dall’esistenza diversi casi di tumori della mammella nella propria famiglia, soprattutto se comparsi in giovane età ed associati a casi di tumore ovarico. A Candiolo esiste un percorso diagnostico-terapeutico per le famiglie a maggior rischio di sviluppare il carcinoma mammario/ovarico che include la partecipazione del genetista, del ginecologo, dello psicologo, del radiologo e di uno staff infermieristico dedicato. Qualora un test genetico specifico (la ricerca di mutazioni nei geni BRCA1/2) dimostri un aumento del rischio, possono essere proposte metodiche innovative di diagnosi precoce, come la risonanza magnetica, oltre a misure di prevenzione farmacologica e chirurgica.>>.
_Un approccio multidisciplinare, dunque.
<<Una squadra, certo: si chiama GIC (Gruppo Interdisciplinare Cure) e si occupa della gestione multidisciplinare delle pazienti affette da neoplasie mammarie e ginecologiche che afferiscono all’Istituto. Ne fanno parte, oltre agli specialisti già citati, anche il chirurgo plastico, il medico nucleare, l’oncologo medico, il patologo ed il radioterapista. La maggior parte delle decisioni terapeutiche per le oltre 450 pazienti sottoposte quest’anno ad intervento chirurgico sono state prese collegialmente nel corso di riunioni settimanali. Questo perchè oggi la scienza mette a disposizione un’ ampia rosa di terapie ed è dimostrato come il contributo di tutti gli specialisti coinvolti nel percorso terapeutico possa migliorare significativamente la qualità delle cure.
_Di quali strumenti vi avvalete per la diagnosi?
<<La diagnostica è uno dei punti di eccellenza di Candiolo. Disponiamo di tutti i più avanzati strumenti, incluso un mammografo di ultima generazione che è un ausilio indispensabile per diagnosticare i tumori della mammella nella loro fase iniziale. L’acquisto di questa apparecchiatura, come di tutte le altre, è avvenuto grazie alle donazioni fatte alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro>>.
_Quali sono le cure più efficaci di cui disponete?
<<Come ho detto possono essere molte. La chirurgia mammaria moderna prevede l’asportazione della neoplasia nel massimo rispetto dell’integrità fisica e funzionale della paziente. Qualora sia necessaria l’asportazione della mammella, impieghiamo le più moderne tecniche della chirurgia plastica per ricostruire la mammella affetta ed eventualmente adeguare la forma e volume della mammella controlaterale. Inoltre, progressi straordinari sono stati compiuti nel campo delle terapie precauzionali che precedono o seguono l’intervento chirurgico. In particolare, le “terapie biologiche mirate” hanno aperto una nuova era nel trattamento delle neoplasie poiché colpiscono selettivamente le cellule neoplastiche caratterizzate da un difetto genetico bersaglio, risparmiando le cellule sane che non lo possiedono. Anche nel campo della radioterapia vi sono importanti sviluppi come la riduzione della durata (radioterapia acclerata) e dell’estensione (radioterapia parziale) del campo di irradiazione per forme selezionate di tumore mammario. >>.
_Abbiamo parlato prevalentemente del tumore della mammella, ma lei cura anche quelli della pelvi femminile.
<< Certamente, anche per i tumori dell’utero e dell’ovaio disponiamo di tutte le metodiche diagnostiche di avanguardia per una diagnosi tempestiva e precisa, così come della tecnologia necessaria per il trattamento conservativo delle lesioni pre-neoplastiche e neoplastiche in fase precoce (ansa a radiofrequenze, isteroscopia, laparoscopia). Per le forme avanzate il trattamento si avvale spesso di un approccio multidisciplinare che coinvolge anche il chirurgo generale, l’oncologo medico ed il radioterapista al fine di garantire la miglior prognosi possibile alla paziente. >>.
_Quali vantaggi può dare Candiolo, un centro che accanto alle corsie ha i laboratori di ricerca?
<<Numerosi, a partire dal dialogo continuo tra sperimentatori “clinici” e sperimentatori “di laboratorio”: la divisione fra queste due anime della ricerca è stata troppo netta in passato e deve essere superata, perché la loro vicinanza favorisce lo scambio di informazioni ed esperienze. Il percorso per trasferire le scoperte dai banconi del laboratorio al letto dei pazienti è lungo e faticoso, ma deve essere rispettato a tutela della veridicità dei risultati ottenuti e della sicurezza dei pazienti. Pur non esistendo scorciatoie a questo processo di verifica scientifica, la stretta collaborazione fra sperimentatori di diversa estrazione è il modo migliore per evitare che le idee più brillanti si disperdano nei considerevoli ostacoli burocratici ed economici che gli studi clinici controllati comportano. Inoltre, il richiamo esercitato dall’attività di ricerca di base dell’IRCC favorisce senza dubbio l’afflusso di pazienti verso il centro e quindi l’esecuzione di studi clinici che si propongono di rispondere in fretta ai quesiti clinici più stringenti e che necessitano della partecipazione di numero elevato di pazienti.
_Uno sguardo al futuro. Quali saranno gli sviluppi nella cura delle neoplasie femminili?
<<Il futuro si chiama terapia personalizzata. Ogni tumore è diverso da un altro per quanto concerne la storia naturale e la sensibilità alle terapie; stiamo appena incominciando a conoscere le differenze ed a impostare i trattamenti sulla base di queste differenze. Ciò vale per la chirurgia, per la radioterapia e soprattutto per le terapie mediche. La possibilità di testare la sensibilità ai diversi trattamenti impiantando il tumore all’esterno dell’organismo umano è una prospettiva esaltante, ma questa è una storia che speriamo venga scritta al più presto all’interno di queste mura >>.