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16/10/2024

Tumore al seno: dalla diagnosi alla rinascita

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Quando è cambiata la tua vita, Valeria?

Cristina Chiabotto: Siamo qui con Valeria e Valeria, che sono state pazienti dell’Istituto di Candiolo. Iniziamo con te, Valeria. La tua vita cambia il 23 settembre 2023, giusto?

Valeria: Giusto perché l’estate scorsa ho cominciato a sentire un nodulo al seno. E allora il 23 settembre è stato il giorno in cui ho fatto la mia prima mammografia ed ecografia. Quel giorno, mentre la dottoressa mi faceva l’eco, ho subito visto nei suoi occhi che stava guardando qualcosa e mi stavo chiedendo che cosa ci fosse lì.

Il giorno stesso mi hanno fatto un ago biopsia proprio perché avevano già rilevato qualcosa. Successivamente ho avuto l’esito: il 9 ottobre 2023, quindi esattamente l’anno scorso.

Com’è cambiata la tua vita, Valeria da quel giorno?

Cristina Chiabotto: Com’è cambiata la tua vita, Valeria da quel giorno? Tu hai subito l’intervento, giusto? Non hai avuto una cura successiva a questo? Ma che cosa è cambiato nella tua vita?

Valeria: Allora, quel giorno, il 9 ottobre, quando mi è stato diagnosticato il tumore al seno, ho pensato, a parte lo sconforto iniziale, che tutto sommato ero stata fortunata perché non aveva intaccato un organo vitale che forse sarebbe stato ancora più pericoloso.

Inoltre, la dottoressa è stata molto delicata nel darmi la diagnosi, quindi io subito ho sentito che potevo fidarmi.

Lei mi ha indirizzata a questo Istituto dove sono stata presa in carico immediatamente dopo due giorni quindi ero in visita qua. E l’iter è stato velocissimo perché sono stata operata poi il 26 ottobre scorso quindi 15 giorni dopo.

È stata una mastectomia, quindi un intervento di rimozione totale con ricostruzione immediata: sono stata supportata e ho avuto piena fiducia nei medici che l’hanno fatto.

Che impatto umano hai trovato a Candiolo?

Cristina Chiabotto: Che impatto umano hai trovato a Candiolo? Perché spesso si parla ovviamente di cura, della parte pratica, perché è la parte prioritaria. Però umanamente tu entri in un Istituto dove vedi tante storie diverse, di persone meno fortunate o più fortunate di te. Ma l’impatto umano con medici e infermieri, che cosa hai vissuto?

Valeria: L’impatto umano è stato bellissimo. Infatti, sono arrivata qua, ovviamente molto spaventata, soprattutto il giorno dell’operazione. Però ho trovato tanta umanità. Ho trovato tanta dolcezza, ho trovato tanti sorrisi che veramente mi hanno confortata, mi hanno dato sicurezza nell’affrontare questo percorso.

Che cosa ti senti di dire alle donne che iniziano un percorso così forte?

Cristina Chiabotto: Posso chiederti la tua età? Valeria non si chiede una donna, 42 anni. Sei molto giovane. Questo è un tumore, abbiamo raccontato più volte che purtroppo colpisce anche tante ragazze giovani. Che cosa ti senti di dire alle ragazze che magari, o alle donne in generale, che scoprono tutto questo e che iniziano un percorso così forte?

Valeria: Allora, sicuramente all’inizio è necessario accettare un po’ la paura, la rabbia, la tristezza che deriva da una diagnosi di questo tipo.

Però poi la testa fa tanto, la mente fa molto. Quindi, è importante trovare il coraggio appoggiandosi ai propri cari piuttosto che, io ho trovato dei gruppi di supporto in cui ci sono altre donne che hanno vissuto la stessa esperienza, piuttosto che affidandosi al servizio di psicoterapia che c’è, perché è importante star bene anche mentalmente.

Sicuramente la vita cambia, cambiano le priorità, non sono più così importanti cose piccole, ma si dà importanza veramente alle cose giuste, quindi, può essere anche un percorso di cambiamento personale in cui si impara cosa è importante per noi.

Quindi, per esempio io ho iniziato un po a fare un po’ dell’attività fisica piuttosto che a modificare un po’ la mia alimentazione, stando un po’ più attenta e cercare un po’ una forza anche interiore che perché ci sono certi momenti in cui è difficile trovarla.

Io ho avuto difficoltà, per esempio nel doverlo dire ai miei figli dover dare questa notizia e quando umanamente anche non si riesce per esempio io anche con la preghiera affidandomi a Dio, insomma, ci sono certe situazioni in cui è proprio difficile anche umanamente riuscire a cavarsela.

Il tuo attimo più fragile qual è stato?

Cristina Chiabotto: C’è stato un attimo in cui hai avuto proprio paura? Il tuo attimo più fragile qual è stato?

Valeria: Sicuramente il giorno della diagnosi, perché tutto un mondo che mi ero costruita è improvvisamente crollato. Poi in realtà mi sono resa conto che è solo crollato: ora è stato ricostruito. Per certi versi forse alcune situazioni sono anche migliorate, quindi non è per forza un qualcosa di negativo.

Cristina Chiabotto: Certo, è tosto, è una grande sfida.

Valeria: È una grande sfida, però è importante superarla. Perché ce la si può fare. Si trova anche una forza che forse non si pensava di avere.

Come inizia la tua storia con Candiolo?

Cristina Chiabotto: Grazie Valeria, grazie per il tuo racconto che non è da tutti e passo a te. Valeria. Come inizia la tua storia con Candiolo?

Valeria: Allora la mia storia è iniziata in realtà durante una vacanza con delle mie amiche. Mi sono accorta di avere un nodulo prendendo il sole a pancia in giù, quindi è stato tutto un po’ inaspettato.

Dopodiché ho prenotato una visita lo stesso giorno, esattamente come lei è passato dalla visita la mammografia, l’ago aspirato, e poi dopo una decina di giorni è arrivata la diagnosi.

Dopo la diagnosi sono arrivata qui in questo Istituto. Il momento della diagnosi è un momento di estrema confusione, perché cade un po’ tutto, tutti i piani, tutto quanto.

Uno non sa più come affrontare tutto quello che aveva pianificato e quindi è un momento dove bisogna assolutamente mettersi in discussione e tirare fuori tutta la forza che uno ha e soprattutto concentrarsi su quella cosa e lasciare un pochettino per, non dico tantissimo, ma per qualche tempo le altre cose in secondo piano, importanti ma un po’ di meno.

Cristina Chiabotto: Anche tu sei molto giovane.

Valeria: Avevo 34 anni quando ho avuto la diagnosi, adesso ne ho 35.

Hai mai avuto casi in famiglia?

Cristina Chiabotto: Hai mai avuto casi in famiglia? Quindi, come spesso gli esperti ci raccontano, purtroppo non è dettata solo dalla genetica. Quello è stato il momento più forte, oltre a quello della diagnosi. Pensavi magari a una cura successiva fin quando non ti hanno detto esattamente che già l’intervento è forte, però si pensa a qualcos’altro. Poi dopo giusto subito?

Valeria: Sì, diciamo che non essendo pratica anche della materia, come penso tante persone, uno non sa proprio cosa voglia dire.

Cioè sai di avere qualcosa che non va bene, però non hai la benché minima idea di come cosa succederà domani o dopodomani; quindi arrivare poi all’operazione. Non ho fatto la chemioterapia questa era la mia paura più grande.

Cristina Chiabotto: Per una donna è molto impattante: è il cambiamento più grande.

Valeria: Sono stata fortunata, questo va detto. E poi dopo l’operazione arrivato all’operazione, uno non dico che si tranquillizza ma intanto non ti senti più malato che è una cosa grandissima perché nel mese precedente sentirsi malati è brutto e soprattutto non sapere che cosa succederà dopo.

Nel mentre che uno è malato è più brutto ancora. Dopo l’operazione uno inizia a stare un po’ meglio e soprattutto inizia a poter ricostruire e quindi questo è il punto di risalita, almeno per me è stato il punto di risalita.

Come è stato dirlo ai tuoi familiari?

Cristina Chiabotto: Quanto è stata dura dirlo ai tuoi familiari, alle persone accanto a te e come si sono comportate loro nei tuoi riguardi?

Valeria: È stata dura, è stata dura dirlo a tutti, è stata dura dirlo ai colleghi, è stata dura dirlo in famiglia, alle amiche. È importante che le altre persone però non dico che faccia, almeno per me è stato importante che loro non che non facessero finta di niente ma che non ci dessero il peso che aveva.

Cristina Chiabotto: Cioè quindi non dare magari quella insistenza perché spesso mi chiedono come si sta accanto a una persona che sta vivendo tutto questo?

Valeria: Tremendo. Se invece non ti guardano come una persona bisognosa di aiuto, ma come una persona che può uscire da questa situazione, cambia completamente la percezione del momento.

Com’è cambiato il tuo approccio alla vita?

Cristina Chiabotto: Com’è cambiato il tuo approccio alla vita? Sei diversa oggi?

Valeria: Sì, però io reputo in meglio, nel senso che presto più attenzione a delle cose che sono importanti come lo sport, l’alimentazione e lo stile di vita. Mi arrabbio un po’ di meno per delle cose stupide.

Cristina Chiabotto: È dura, eh, però ce la si può fare.

Valeria: Soprattutto la pianificazione delle cose presenti e future diventa molto più consapevole.

Cristina Chiabotto: Pensi di più all’oggi? La tua, anche il tuo controllo oggi lo vivi meglio? Facevi prevenzione prima?

Valeria: No, perché c’è prevenzione di routine. Visite annuali sì, ma non sono nei programmi di screening. La mia età non li prevede, quindi io non sono neanche alla soglia dei 40, quindi tante cose non sono proprio previste.

Cristina Chiabotto: Tutto è legato, legato all’età. Quindi anche per una donna lo scopri eccome. Per fortuna avete vissuto tutte e due un percorso comunque con un lieto fine. Siete qui a raccontarlo.

Però ci sono donne che hanno lottato fino alla fine e purtroppo non potevano sapere prima, con una giusta prevenzione, quello che stava capitando. Momento di paura, momento di forza.

Valeria: Allora un momento di paura è stata la diagnosi. Esattamente come ha detto Valeria prima proprio per la questione della confusione e anche della questione dell’accettazione perché non la vuoi, non lo vuoi vivere quel momento, quindi è difficile perché devi raddoppiare la forza per queste due ragioni.

Il momento di risalita è stato poi nel post operatorio, il momento di inizio delle cure, dove finisce un po tutto l’extra e puoi iniziare ad avere una nuova routine.

Chiaramente gli aiuti sono importanti sono importanti sia gli aiuti interni quindi delle persone vicine che eventualmente gli aiuti esterni perché non è un momento dove si può fare economia di aiuti bisogna non vergognarsi di niente e cercare tutto quello di cui uno ha bisogno per ripartire il più velocemente possibile.

Del tuo impatto con Candiolo cosa ti è rimasto?

Cristina Chiabotto: Del tuo impatto con Candiolo cosa ti è rimasto?

Valeria: È un posto dove io mi sono tranquillizzata perché ho trovato delle persone con tutti gli strumenti a disposizione per potermi aiutare. E questa è una cosa che si percepisce quando quando ti parlano. Perché? Perché sono preparati e quindi ti trasmettono questa preparazione dandoti delle possibilità.

Cristina Chiabotto: Quindi, speranza e positività. Grazie davvero. Grazie Valeria. Grazie Valeria per essere state con noi e per aver avuto il coraggio di raccontarvi a 360 gradi e grazie a voi per seguirci sempre. Mi raccomando Sul Tumore Facciamo Rumore!

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