28/07/2025

Dicono di noi

Il Giornale dell'Arte

La cura, in tutte le sue sfumature

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Il «Giornale dell’Arte» in partnership con la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro ETS, impegnata da oltre 38 anni a dare un contributo significativo alla sconfitta del cancro attraverso le attività di cura e ricerca dell’Istituto di Candiolo-Irccs, dà vita a un focus mensile sul tema urgente, sinergico e osmotico di Arte e Terapia, partendo dall’Abstract dello studio di Ucl-University College of London sul Cultural Welfare sulla «ricaduta sui musei, con evidenze scientifiche da parte dell’Oms, gli obiettivi dell’Agenda 2030 e linee guida dell’Unione Europea sui finanziamenti alla cultura in questa ottica».

Vi siete mai chiesti perché la Roma antica era la città delle terme? Le più famose sono quelle di Caracalla (di cui si apprezzano i ruderi) e di Diocleziano (divenute Piazza Esedra e Santa Maria degli Angeli), ma in realtà, gli imperatori appena potevano costruivano grandi complessi termali.

Così, ci sono quelle di Agrippa, di Nerone, di Tito, quelle di Commodo e di Costantino, per ricordare le principali. La ragione risiede nel fatto che una città di oltre un milione di abitanti, nel II secolo d.C., quando non c’erano né penicillina, né antibiotici, era una vera bomba batterica e l’unico presidio a tutto questo era la pulizia.

Un rimedio indispensabile, ma non sufficiente. La distanza della storia, per esempio, ci ha fatto dimenticare che l’età d’oro di Augusto fu segnata da una terribile pestilenza, come quella successiva di Adriano di cui narra, nell’Historia Augusta, la «Vita Hadriani» (XXI) e poi, ancora, quella di Tiberio. Di questa parlano pure gli Annales di Tacito (II, XXVII, IV XLVII); ma quella più famosa venne detta Antonina perché scoppiata nel 156 d.C. durante il regno di Marco Aurelio che a quella dinastia apparteneva. Fu devastante e il sovrano, per curare il figlio Commodo, fece venire a Roma Galeno, il più celebre medico del mondo antico che dette notevole impulso all’ars medica.

Il tempio di Esculapio, dio della medicina, a Roma era sull’Isola Tiberina e, sebbene non ci fosse una vera struttura sanitaria, aveva, per quanto possibile, un ruolo curativo attraverso i sacerdoti, che erano però inadeguati. 

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